Ognuno vive la realtà in maniera diversa, secondo i propri credo ed i propri princìpi – è per questo che spesso abbiamo opinioni diverse sulle cose.
Nella rubrica del venerdì “DA CHE PARTE STAI?” affronteremo temi particolarmente scottanti, che stanno a cuore a molti, e sui quali tutti abbiamo un’opinione. Il mio scopo è come minimo quello di far riflettere tutti sui diversi punti di vista che si possono avere… poi se volete dire la vostra sull’argomento, scrivete pure un commento qui sotto!

L’argomento di questa settimana mi è molto caro ed è una cosa sulla quale tendo a far riflettere (e ad insegnare a) tutte le persone che vengono ai miei corsi o che fanno coaching con me: risposta o reazione?

Quando veniamo messi alla prova da situazioni o da persone negative, abbiamo essenzialmente due modi in cui replicare: reagendo oppure rispondendo.
La differenza è sottile ma sostanziale: reagire significa agire d’impulso, rispondere significa decidere cosa fare.

Molti di noi (io stessa, a volte) reagiscono – ad un’offesa, ad una sfortuna, ad una situazione negativa, alle cose che non vanno come vorremmo, ad un brutto voto, ad un rifiuto, ad un concorrente. La reazione è una parte innata di noi: fa parte della reazione più antica che risiede in noi di lotta e fuga, è di norma guidata dalla paura e la impariamo fin da piccoli, quando i nostri genitori ad esempio ci rimproverano immediatamente dopo aver fatto il contrario di quello che volevano facessimo.

La risposta invece è una caratteristica meno innata ma che si può imparare (e solitamente appartiene alle persone più adulte): prendere atto della situazione, fermarsi un momento e decidere il passo successivo. Non ci siamo molto abituati, sia come ho detto per una questione istintiva sia anche perché il mondo corre talmente veloce che pensiamo di dover fare qualcosa immediatamente.

La domanda corretta oggi, più che “e tu? Da che parte stai?” sarebbe “e tu? Da che parte vorresti stare?”