Secondo uno studio olandese pubblicato sulla rivista Applied Research in Quality of Life, andare in vacanza aumenta la nostra felicità – non solo quando siamo in vacanza e quando torniamo, ma anche prima, ossia dal momento in cui sappiamo di andarci e il periodo di riposo sta per arrivare.
Fin qui c’è poco di nuovo e molto di ovvio.

Quello che stupisce, però, è la durata della felicità post-vacanze: secondo questo studio, ci sentiamo meglio, più rilassati, più felici fino ad un massimo di due settimane dopo la vacanza, poi il nostro “tasso di felicità” rientra nei parametri definiti “normali”. E tutto questo, indipendentemente dalla lunghezza delle nostre vacanze: che siano durate 2 giorni o 20 giorni, la felicità post-vacanze segue gli stessi parametri di declino. Di conseguenza, maggiore è il numero di vacanze che ci permettiamo, maggiore sarà la felicità che proviamo.

Questo punto è molto importante perché ha implicazioni individuali e sociali: se la nostra società (e mi riferisco al mondo del lavoro ma anche a quello della scuola) fosse organizzata per permettere un numero maggiore di piccoli “break” durante l’anno, tutti noi ne trarremmo vantaggio.