Ognuno vive la realtà in maniera diversa, secondo i propri credo ed i propri princìpi – è per questo che spesso abbiamo opinioni diverse sulle cose.
Nella rubrica del venerdì “DA CHE PARTE STAI?” affronteremo temi particolarmente scottanti, che stanno a cuore a molti, e sui quali tutti abbiamo un’opinione. Il mio scopo è come minimo quello di far riflettere tutti sui diversi punti di vista che si possono avere… poi se volete dire la vostra sull’argomento, scrivete pure un commento qui sotto!
Questa settimana parliamo di un argomento molto scottante: conta più quello che ho studiato o quello che ho fatto?
Ci sono delle situazioni in cui non si può prescindere da un certo livello di istruzione: nei concorsi pubblici, ad esempio, è richiesto un diploma di scuola superiore o di laurea a seconda della posizione da ricoprire. Per determinate professioni, poi, è richiesta l’iscrizione ad un albo, cosa che si può avere solo dopo aver sostenuto un corso di laurea ed un esame di abilitazione (es. medici, avvocati, ecc.).
In altri settori, invece, c’è maggiore flessibilità: alcuni reclutatori richiedono quella che ritengono una qualifica minima per una determinata posizione, altri richiedono un’esperienza maturata nella stessa posizione.
Chi richiede una qualifica è convinto che senza di essa non sia possibile svolgere il lavoro; chi richiede l’esperienza è convinto che è più importante saper fare che aver studiato come fare.
Poi ci sono tutte le sfumature: un certificato rispetto ad un corso specifico, ad esempio, può valere di più dell’esperienza senza tale corso, o viceversa.
E tu? Da che parte stai?