Benché spesso non ci si faccia caso, i luoghi comuni sono diventati una parte importante delle nostre vite e condizionano il modo in cui viviamo; mentre, però, alcuni luoghi comuni sono innocui per la nostra felicità (es. “non ci sono più le mezze stagioni”), altri influenzano pesantemente (e, spesso, erroneamente) le nostre scelte.

Questa settimana parleremo di tutte quelle volte in cui abbiamo avviato un’attività o ci siamo cimentati in un hobby e ci siamo fatti remora di chiedere un compenso per quello che abbiamo creato – fosse esso un servizio o un bene.

Conoscevo una ragazza che era bravissima ad intrattenere le persone durante le feste; spesso veniva chiamata ad animarle, ma puntualmente lei si rifiutava di chiedere un compenso. “Mi viene naturale”, obiettava.

Il problema è proprio questo: essere brava in qualcosa, avere una passione per qualcosa tanto che quell’attività “ti viene naturale”, molto spesso ti fa pensare che “se non ci ho dovuto mettere un grande sforzo, non posso chiedere dei soldi.”
Il fatto che una persona sia portata a fare un’attività, una professione o un hobby non significa non metterci impegno o dedizione; non significa che è universalmente facile per tutti; e tanto meno significa che vale meno perché non è stato difficile farlo. Molte volte è esattamente il contrario, e “regalarsi” spesso significa squalificarsi.

Quando ti fai remora a chiedere dei soldi giustificati per quello che fai o che crei, rifletti su quest’altro luogo comune: in un negozio, trovi due abiti simili, uno costa 100 euro ed uno costa 20 euro – nella tua mente, quale vale di più?