Mi ricorderò sempre la prima volta in cui mi sono trovata di fronte a questo concetto: ero in prima media, e come libro di lettura la prof. di italiano aveva adottato “Storia del Gallo Sebastiano” di Ada Gobetti. Per farla breve, questo gallo anticonformista prese a girovagare per il mondo alla ricerca di una diversa verità, ponendo mille domande e mettendo in dubbio tutto ciò che normalmente si dà per assodato.
Devo ammetterlo, dopo questa esperienza di lettura, che mi aveva grandemente motivata, mi sono un po’ persa. Alle superiori e all’Università mi sono dimenticata di Sebastiano, ma la mia vera natura gli è sempre somigliata, ed alla fine è riemersa.
Mille volte mi sono chiesta se il mio faticare a trovare qualcosa che veramente mi appassionasse nel lavoro fosse sbagliato, se fossi io sbagliata in qualcosa. Anche ora, che capisco di non essere sbagliata (e a proposito di questo, ieri o condiviso un link in inglese nella mia pagina fb UAUcoaching international molto calzante), mi capita di seguire delle persone che ritengo possano insegnarmi qualcosa e aiutarmi a migliorare e di mettere in dubbio alcuni dei loro assunti. Quando lo faccio, ho spesso avuto la sensazione di sbagliare, ma alla fine ho capito che non è così: non sbaglio a farmi delle domande, e la questione credetemi non è “ho ragione io o hai ragione tu?”, la questione è essenzialmente: “questo vale per me? questo è giusto per me?”
Faccio un esempio: molti coach tra i migliori al mondo ti dicono di specializzarti, di trovare una tua nicchia in cui posizionarti. Per molto tempo ho sentito che questo non andava bene per me, ma mi sono sentita sbagliata perché non riuscivo a individuare la mia nicchia e non volevo rinunciare a tutto il resto, che mi appassionava tanto quanto la nicchia che eventualmente avessi scelto. Ora so che, semplicemente, il mio lavoro non sarà concentrato su un unico tipo di persone. E come può essere sbagliato questo?
E’ giusto distinguere tra farsi delle domande e mettere in dubbio le parole degli altri per pura spavalderia, ma quello che ho imparato è che la strada maestra non va bene per tutti, e se siamo persone da stradine laterali, è giusto fermarsi, riflettere, esserne consapevoli e provare a percorrerle per vedere dove ci portano. Il Gallo Sebastiano è tornato a casa sano e salvo, alla fine, ma arricchito, cresciuto e consapevole, quindi… abbiate fede.